Principi Esperienziali: 5. Partecipazione diretta
di Ignazio Caloggero

 In relazione ai dieci principi di un percorso esperienziale: 

    1. Multisensorialità: Il percorso esperienziale deve prevedere attività di tipo multisensoriale (coinvolgimento dei sensi: vista, udito, tatto, olfatto e laddove possibile, gusto)
    2. Approccio Culturale (Identità locali): Il percorso esperienziale deve permettere di approfondire la conoscenza di elementi di identità locale
    3. Unicità: il percorso esperienziale deve presentare caratteristiche di unicità
    4. Approccio relazionale (centralità e unicità delle persone): il percorso esperienziale deve essere basato sulle relazioni umane
    5. Partecipazione diretta: il percorso esperienziale deve prevedere la partecipazione diretta dell’ospite ad alcune attività
    6. Apprendimento esperienziale: il percorso esperienziale deve prevedere una fase di apprendimento attraverso la partecipazione diretta dell’ospite ad alcune attività
    7. Approccio tematico: ogni percorso dovrà essere costruito a partire da un tema che lo caratterizza e che ne costituisce il filo conduttore
    8. Approccio estetico: l’approccio estetico, è uno degli elementi, assieme a quello della partecipazione diretta, alla base del concetto di “immersione”. Gli eventi che costituiscono “la messa in scena dell’esperienza” devono essere progettati in modo da dare importanza a tutti gli aspetti che possano influire sull’estetica: l’atmosfera, il senso del bello, il luogo scelto per l’esperienza, la trama (sceneggiatura) che deve essere coerente con il tema scelto ed il luogo individuato.
    9. Intrattenimento: il percorso esperienziale dovrebbe anche prevedere dei momenti di intrattenimento che arricchiscono e rendono piacevole l’esperienza.
    10. Immersione: Il principio di immersione è in realtà, la diretta conseguenza dell’applicazione dei principi di multisensorialità, partecipazione diretta e di approccio estetico. Tecniche immersive possono essere implementate al fine di creare un ambiente scenico che vede i partecipanti immersi in un contesto multisensoriale.

In questo articolo entrerò nei dettagli del quinto principio fornendo anche alcuni esempi pratici.  

Principio 5: Partecipazione diretta

Il percorso esperienziale deve prevedere la partecipazione diretta dell’ospite ad alcune attività

Turismo esperienziale: definizione ed esempi-Appunti Turismo

La partecipazione diretta è uno degli elementi alla base del concetto di “immersione”. La partecipazione diretta fa diventare attori consapevoli i fruitori dell’esperienza che non sono, quindi, spettatori passivi dell’evento.

In alcuni casi la tipologia stessa dell’offerta, in quanto fruita in luoghi immersivi o ad esempio, a forte contatto con la natura è tale per cui questo principio è da considerarsi endogeno. Stessa considerazione laddove vengono forniti servizi che vedono la partecipazione diretta degli ospiti (escursioni, attività sportive, attività wellness, esperienze realizzate nei centri di produzione, safari interattivi dove, oltre a osservare la fauna gli ospiti possono partecipare a tracciamenti di animali, ecc.).

In tutte le altre tipologie di esperienza, è necessario se si vuole applicare il principio di partecipazione diretta, creare dei momenti che vedono il coinvolgimento diretto degli stessi, magari utilizzando  la tecnologia e far interagire gli ospiti con l’ambiente circostante o creare momenti di animazione che vede il coinvolgimento dei presenti, alcuni esempi:

  • Laboratori di artigianato dove gli ospiti possono imparare antichi mestieri, come la tessitura, la ceramica o la lavorazione del legno, creando i propri manufatti;
  • Workshop artistici dove è possibile acquisire conoscenze, attraverso la partecipazione su aspetti quali la pittura, la scultura, la fotografia e la scrittura
  • Esperienze culturali e tradizionali dove gli stessi ospiti possono essere parte di festività e cerimonie tradizionali, apprendendo e partecipando ai rituali;
  • Attività agricole, dove gli ospiti possono partecipare alle attività quotidiane di una fattoria, come la mungitura, la raccolta o la semina.

Tale aspetto è stato sottolineato da Freeman Tilden nel suo libro “Interpretare il nostro Patrimonio” egli scrive:

La partecipazione non deve implicare un’azione, ma deve anche essere qualcosa che il partecipante stesso considererebbe come nuovo, speciale e importante[1]

Quindi non basta la partecipazione intesa come semplice azione ma deve essere speciale e come detto precedentemente “unica”.

Tilden sottolinea come la partecipazione accompagnata dalla dimostrazione siano degli ingredienti di interpretazione talmente impagabili che un interprete non dovrebbe mai lasciarsi sfuggire la possibilità di includere nei programmi di interpretazione[2]

Ricordo che fu Enos Abijah Mills, uno dei primi ad utilizzare una metodologia che faceva leva sulla partecipazione diretta da parte dei discenti e sulla capacità di trasformare i fatti in narrazione e i dati in racconto.

Veverka[3] ricorda che in fase di progettazione di un programma o servizio interpretativo, bisogna tenere presente che i visitatori conservano il

  • 10 per cento di ciò che sentono.
  • 30 per cento di ciò che leggono.
  • 50 per cento di ciò che vedono.
  • 90 per cento di quello che fanno

[1] Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 127

[2] Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 130

[3] John A Veverka: Interpretive Master Planning Volume One: Strategies for the New Millennium museums etc – 2011. Pag. 44

Un esempio: “u pani cunzatu”

Piccola Guida al Turismo Esperienziale

Consideriamo il caso dell’offerta esperienziale del “pane condito” (pani cunzatu) realizzato secondo le antiche tradizioni contadine, tipico nei luoghi del meridione ed in particolare in Sicilia. Ipotizziamo che l’offerta permetta di vivere alcuni momenti salienti del processo di panificazione: impastamento, lievitazione, formatura e cottura a cui si aggiungono la fase di “cunzatura” e quella di degustazione del pane appena sformato e “cunzatu”, il tutto all’insegna della convivialità vissuta con il fornaio e le massaie che hanno organizzato l’offerta.

Ipotizziamo che in alcune fasi è previsto l’intervento diretto dei partecipanti (es. impasto, formatura, cottura, ecc.) e che l’offerta preveda anche una breve attività che illustri come si svolgevano, secondo la tradizione, le varie fasi della panificazione, e mostri gli strumenti di lavoro, la scelta della legna, le tecniche di controllo del forno e di pulitura del pane a fine cottura.

Ipotizziamo anche che l’offerta sia presentata curandosi di alcuni aspetti estetici (ambiente e strumentazione che richiama i periodi antichi, personaggi vestiti in modo tradizionale) ed infine, che vi siano la presenza di alcuni brevi momenti di intrattenimento in armonia e contestualizzati al tema caratterizzante l’offerta (la preparazione del pane nelle antiche tradizioni).

Nel caso appena citato sussistono tutti gli elementi che caratterizzano un’offerta esperienziale in senso pieno. In questo caso possiamo effettivamente affermare che il partecipante “mette le mani in pasta” e sono coinvolti tutti e cinque i sensi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto. Inoltre, si impara qualcosa delle antiche tradizioni locali attraverso un’immersione in un evento che sarà indimenticabile.

Se invece vengono a mancare alcuni elementi caratterizzanti l’esperienza, come ad esempio la partecipazione diretta dei partecipanti e l’offerta si limita ad esempio alla semplice degustazione del pane appena sfornato non siamo in presenza di un’offerta esperienziale culturale in senso pieno.

Le attività di degustazione non dovrebbero i limitarsi al solo assaggiare ma a momenti di interazioni dirette orientate a stimolare la curiosità dei presenti, chiedendo agli ospiti di preparare qualcosa loro stessi (anche pochi istanti bastano), riconoscere gli aromi o le diverse angolazioni che possono offrire cibi e bevande simili (formaggi, vini, liquori, ec.)

A volte si assiste ad offerte enogastronomiche, chiamate “esperienziali” che si limitano alla semplice degustazione di prodotti tipici locali, dove viene a mancare la componente di apprendimento tramite la partecipazione diretta e i legami con gli elementi di identità e unicità del territorio. In questi casi possiamo legittimamente parlare di offerta legata al turismo enogastronomico, che è sempre una forma di turismo culturale stimolante e di un certo interesse ma non di un’offerta legata al turismo esperienziale.

 Hard Rock Cafe -Aya Napa

l’Hard Rock Cafe -Aya Napa (Cipro) presenta grandi schermi interattivi dove è possibile, da parte degli ospiti, selezionare oggetti famosi legati al mondo rock (chitarre e altri strumenti), ingrandirli per ricavare informazioni o attivare suoni.

 

Esperienze di Canoa Kayak

“Le mani in pasta”

Equiturismo

 

Escursione naturalistica