Per una nuova definizione di ecomuseo: l’ecomuseo interpretativo   
di Ignazio Caloggero

Premessa

Il contenuto del seguente articolo è il risultato di un mio studio pubblicato nel volume estratto dal volume “Dagli Ecomusei ai Centri di Esperienze di Interpretazione del Patrimonio (CEIP)”, disponibile in commercio e scaricabile gratuitamente su “ACADEMIA”.  Il libro ha suscitato l’interesse di Hugues de Varine, illustre archeologo, storico e museologo, riconosciuto come uno dei massimi esperti mondiali in ambito ecomuseale. Ex direttore dell’ICOM dal 1965 al 1976, de Varine ha espresso, tramite diverse email, apprezzamento per il mio lavoro sugli Ecomusei, in particolare per l’approccio comparativo con i Centri di Interpretazione del Patrimonio Culturale. 

Per una nuova definizione di ecomuseo

Le definizioni di ecomuseo sono tante, ed in molti casi più che definizioni si tratta di indicazioni operative, finalità e caratteristiche che dovrebbe avere un ecomuseo. Gli stessi Hugues De Varine, e George-Henri Rivière hanno rivisto più volte le loro definizioni. Alle definizioni date negli anni vanno aggiunte quelle fornite dalle diverse norme regionali italiane che hanno definito i requisiti di riconoscimento degli ecomusei.

La mancanza di una definizione univoca e formale, l’utilizzo di altri termini quali “museo locale”, “museo di comunità” o “museo territoriale” e l’accostamento del termine “ecomuseo” ad altri concetti come la “nuova museologia” (che può essere applicata anche ai musei tradizionali), ha comportato quella che De Varine chiama “banalizzazione del termine ecomuseo” [1].  Oggi è molto facile dichiararsi “ecomuseo” e salvo i casi in cui non si chieda il riconoscimento ai sensi di una normativa regionale, non bisogna fornire ulteriori giustificazioni per l’appropriazione di tale titolo.

Infine, è opportuno tenere conto della nuova definizione ICOM di museo del 2022 che fornisce una chiara evidenza dell’evoluzione che i musei tradizionali hanno avuto, anche all’insegna della “Nuova Museologia”, che spinge a pensare che il confine tra ecomuseo e museo tradizionale diventa sempre più sottile. Paradossalmente, esiste la concreta possibilità che ci siano dei casi in cui esistono “ecomusei” che non sanno di esserlo.

La necessità di una definizione formale di un istituto che, come dice De Varine, è singolare e allo stesso tempo plurale, non è facile, anzi, De Varine la ritiene impossibile[2]. Tuttavia, è necessario uno sforzo che permetta di individuare, nei limiti del possibile, i parametri fondamentali alla base della valutazione, anche qualitativa, degli ecomusei.

Come avviene nell’ambito della normazione tecnica, un tentativo di trovare una soluzione potrebbe essere quello di individuare una definizione non eccessivamente lunga, dove ogni singolo termine, laddove ci sia il dubbio che possa essere ambiguo o non chiaro, venga a sua volta definito in modo formale.

Come afferma lo stesso De Varine è possibile spingersi anche oltre i tre famosi “pilastri”:  patrimonio, territorio, comunità[3]

Il mio tentativo di andare oltre i “tre pilastri” inizia proponendo la definizione di “ecomuseo interpretativo” anche se nei fatti, scopriremo che tale definizione potrebbe essere adattata a tutti gli ecomusei, eliminando, in futuro, il termine “interpretativo”.

Il concetto di interpretazione in ambito ecomuseale è stato introdotto in modo formale da Peter Davis (1999), da Maurizio Maggi (2000) e, in modo indiretto, in diversi interventi da moltissimi autori e in documenti relativi al riconoscimento di ecomuseo regionale (vedi Criteri e requisiti minimi della  Regione Sicilia) ed infine,  è anche presente nella definizione ICOM di Museo del 2022.

Ripartiamo dalle seguenti definizioni di ecomuseo di De Varine del 1978 e della Carta di Catania del 2007 dove evidenzierò in neretto alcune parole.

Ecomuseo (De Varine 1978)

L’ecomuseo è un’istituzione che gestisce, studia, esplora con fini scientifici, educativi e culturali in genere, il patrimonio globale di una certa comunità, comprendente la totalità dell’ambiente naturale e culturale di questa comunità.

L’ecomuseo è quindi uno strumento di partecipazione popolare alla pianificazione territoriale ed allo sviluppo comunitario.

A questo fine, l’ecomuseo utilizza tutti i mezzi e tutti i metodi a sua disposizione per consentire alla comunità di comprendere, analizzare, criticare e affrontare in modo libero e responsabile i problemi che si presentano in tutti gli ambiti della vita.

L’ecomuseo utilizza essenzialmente il linguaggio dell’oggetto, del contesto reale della vita quotidiana, delle situazioni concrete. E’ soprattutto un fattore di cambiamento voluto[4].

Ecomuseo (Carta di Catania 2007)

l’Ecomuseo è una pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata da un soggetto organizzato, espressione di una comunità locale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

Interpretazione ecomuseale

L’interpretazione ecomuseale è un processo interpretativo e partecipativo che mira a valorizzare, tutelare, rendere accessibile, il patrimonio culturale di un territorio, riferibile ad una specifica comunità patrimoniale.

Ecomuseo Interpretativo

L’ecomuseo interpretativo è una istituzione al servizio della comunità, orientato allo sviluppo locale sostenibile, che svolge attività di interpretazione ecomuseale.

La definizione di ecomuseo interpretativo sarebbe superflua, basterebbe semplicemente il termine “ecomuseo”, se tutti gli ecomusei che si considerano tali, offrissero dei reali itinerari di interpretazioni del patrimonio culturale, almeno nel significato che ho dato ad essi, indicando i principi dell’interpretazione.

Se così fosse una nuova definizione di ecomuseo potrebbe avvicinarsi alla seguente:

Ecomuseo (interpretativo)

Istituzione al servizio della comunità, orientato allo sviluppo locale sostenibile, risultato di un processo interpretativo e partecipativo, che mira a valorizzare, tutelare, rendere accessibile, il patrimonio culturale di un territorio, riferibile ad una specifica comunità patrimoniale.

Nella definizione di ecomuseo appena data, sono presenti i tre pilastri: comunità, patrimonio culturale e territorio, sono inoltre presenti i principi di partecipazione e sviluppo locale.

L’attività di interpretazione comporta il rispetto di una serie di principi che permette di affermare che molti aspetti contenuti nella definizione di De Varine sono compresi all’interno del processo interpretativo stesso.

La definizione data inoltre non si discosta molto da quella di ecomuseo della Carta di Catania del 2007, tenendo presente che il “soggetto organizzato, espressione di una comunità locale” è, in sostanza l’istituzione frutto del processo partecipativo che vede la comunità in primo piano.

I Pilastri dell’ecomuseo interpretativo

  1. Patrimonio Culturale
  2. Territorio
  3. Comunità patrimoniale
  4. Partecipanti
  5. Interpretazione

Il territorio, il patrimonio culturale in esso contenuto e la sua comunità corrispondono ai tre pilastri dell’ecomuseo di De Varine.

Il patrimonio culturale non è nettamente distinto dalla sua comunità, in quanto membri della comunità possono essere considerati patrimonio culturale (si veda ad esempio i “tesori viventi”)

A questi tre pilastri possiamo aggiungerne altri due:

  • Partecipanti (o ospiti) che possono essere sia componenti della stessa comunità, sia partecipanti esterni al territorio (turisti).
  • L’interpretazione, legata al patrimonio culturale e di conseguenza allo stesso territorio e ai partecipanti in quanto come abbiamo visto una reale percorso interpretativo deve avere una visione olistica (principio n. 13), un approccio su misura (principio n. 14) e privilegiare la partecipazione diretta (principio n. 5).

Articolo estratto dal corso: Corso Base di Ecomuseologia

[1] Hugues De Varine: L’ecomuseo singolare e plurale. Edizione italiana – Utopie Concrete 2021 – Pag. 66

[2] Hugues De Varine: L’ecomuseo singolare e plurale. Edizione italiana – Utopie Concrete 2021 – Pag. 193

[3] Hugues De Varine: L’ecomuseo singolare e plurale. Edizione italiana – Utopie Concrete 2021 – Pag. 193

[4] Hugues De Varine: L’ecomuseo singolare e plurale – Utopie Concrete -2021 Pag. 53