Io Sono Cultura 2018
L’Italia ha nella cultura uno dei suoi punti di forza. Secondo alcune indagini, come quella condotta lo scorso anno dalla rivista US News insieme all’Università della Pennsylvania, è addirittura il primo Paese al mondo per la sua influenza culturale. Un primato legato non solo alla produzione culturale e al patrimonio storico ma anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni.
Proprio questa intersezione praticata dall’Italia più che da altri Paesi tra cultura e manifattura rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro. Basti pensare al Salone del Mobile che oltre ad essere la rassegna più importante del settore ogni anno mette in vetrina questo legame tra design, prodotti e cultura.
A questo mondo, alle sue risorse e criticità, Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con la Regione Marche, da otto anni dedicano il rapporto Io sono cultura. Un lavoro che assume un particolare valore nell’anno dedicato dalla Commissione Europea al Patrimonio culturale e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, insieme al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Cibo Italiano. Due temi a ben vedere legati in particolar modo in Italia.
Al Sistema Produttivo Culturale e Creativo (così nel rapporto vengono definite l’insieme delle filiere culturali e creative) nel 2017 si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia: oltre 92 miliardi di euro. Dato in crescita del 2,0% rispetto all’anno precedente.
E non finisce qui, perché la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori. I 92 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 163 per arrivare a 255,5 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,6% del valore aggiunto nazionale, col turismo come primo beneficiario di questo effetto volano. Un effetto competitivo confermato anche dal fatto che le aree geografiche dove maggiore è il fatturato della cultura sono anche quelle dove è forte la vocazione manifatturiera.
Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (da solo, senza considerare gli altri segmenti della nostra economia) dà lavoro a più di 1,5 milioni di persone, il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Dato anch’esso in crescita: +1,6%, stavolta con un risultato superiore alla dinamica del complesso dell’economia (+1,1%).
Io sono cultura – con i suoi numeri e le sue storie, realizzato anche grazie al contributo prezioso di circa 40 personalità di punta nei diversi settori analizzati – scandaglia e racconta le energie nascoste dietro questi risultati. Attraverso un’idea di cultura fatta naturalmente di musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratura, cinema, performing arts, ma anche di industrie creative e made in Italy: cioè tutte quelle attività produttive che non rappresentano in sé un bene culturale, ma che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività. Quindi il design, l’architettura e la comunicazione: industrie creative che sviluppano servizi per altre filiere e veicolano contenuti e innovazione nel resto dell’economia – dal turismo all’enogastronomia alla manifattura – dando vita ad una cerniera, una “zona ibrida” in cui si situa la produzione creative-driven, che va dalla moda alla manifattura evoluta, appunto, all’artigianato artistico.
E questo report dimostra nel comparto della cultura e della creatività una vitalità e una ricchezza che ci permette di affrontare le trasformazioni in atto, nei settori più tradizionali come in quelli più innovativi e nella formazione che li alimenta – come dimostra ad esempio il fatto che ci sono tre scuole italiane (Polimoda a Firenze, Istituto Marangoni International a Milano e Domus Academy ancora a Milano) tra le dieci migliori scuole di moda in tutto il mondo passate al vaglio dal prestigioso Business of Fashion’s Global Fashion School Rankings 2017. Gli anelli della filiera crescono in competenze e in internazionalizzazione, l’Italia è presente nelle classifiche mondiali non solo per il suo patrimonio ma anche per i suoi creativi e per i loro prodotti.
Fonte: Symbola
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